Marisa Bellisario
Marisa Bellisario
Ceva, 9 luglio 1935 – Torino, 4 agosto 1988
Biografia
Nasce nel 1935 a Ceva, provincia di Cuneo, da una famiglia della media borghesia.
Si laurea nel 1959 in Economia presso l’Università degli Studi di Torino. È Franco Tatò ad assumerla a Milano da neo-laureata, proponendole un lavoro nel mondo dei computer, allora un universo inesplorato, per temerari. Entra quindi alla divisione elettronica della Olivetti come programmatrice di “Elea 9003”, il primo computer interamente progettato e prodotto in Italia, passando poi ad occuparsi di applicazioni commerciali. Qui, in un settore dominato dagli ingegneri “uomini”, inizierà la sua rapida carriera che la porterà ad essere la prima grande donna-manager italiana, attirando sin da subito l’attenzione dei suoi capi, dando prova di energia e talento soprattutto nella panificazione dei prodotti, tanto che questi non esiteranno ad affidarle responsabilità generalmente riservate ai maschi.
Quando nel 1964 la Olivetti cede la divisione elettronica alla General Electric, Marisa considera questa cessione una delle occasioni mancate per la modernizzazione dell’industria italiana. E si rammarica per il disinteresse del mondo politico, dell’opinione pubblica e della Stampa di fronte alla svendita di tale prezioso patrimonio di conoscenze italiano. Entra comunque a far parte della conglomerata americana dove contribuisce a sviluppare il computer GE115 derivato da quello dell’Olivetti.
Nel 1969 si sposa con Leonello Cantoni, professore presso L’Università degli Studi di Torino e poi dirigente di FIAT Auto, dal quale non ebbe figli. Lui le fu accanto tutta la vita, abituandosi al ruolo di “Mister Bellisario” rappresentando un riferimento di stabilità affettiva e un compagno discreto e solidale.
Nel 1972 rientrò in Olivetti presso la sede di Ivrea ricoprendo l’incarico di responsabile della direzione pianificazione strategica. Nel 1979, Carlo De Benedetti la spedisce negli Stati Uniti, con il compito di rilanciare le vendite delle macchine per ufficio nel difficile mercato americano; la sua è un’ascesa talmente brillante che viene nominata Presidente della “Olivetti Corporation of America” risanandone in brevissimo tempo il disastrato bilancio, carica che mantiene fino all’’81 quando torna in Italia per prendere le redini dell’ITALTEL, grande gruppo industriale, parastatale che versava in grave crisi economica. Il suo piano, che prevedeva l’avvio di nuovi progetti, il taglio di circa un terzo del personale e la sostituzione pressoché totale della dirigenza; trasformò il gruppo in un’azienda moderna e in soli 3 anni riportò il fatturato in attivo, ottenendo anche il consenso dei sindacati, inizialmente scettici circa il suo piano di ristrutturazione. A darle grande fiducia fu l’allora Ministro delle Partecipazioni Statali, Gianni De Michelis; lei riuscì a trasformare un complesso di fabbriche da rottamare in un’azienda elettronica moderna, dinamica e all’avanguardia. Un successo indiscusso che la consegna ai manuali di economia e le fa guadagnare nell’86 il Premio di manager dell’anno. Questo però non le spianò la strada quando la FIAT si ostinò a negarle, in quanto donna, il consenso alla nomina, quale AD della TELIT, azienda che, nascendo dalle costole di Italtel e Telettra, sarebbe dovuta diventare l’azienda italiana di riferimento del settore delle comunicazioni.
Nel 1987, venne riconfermata AD di Italtel per la quale fece accordi tra grandi imprese e rafforzò i rapporti con imprese americane quali Apple e Bell Atlantic.
Morì nel 1988 a Torino, nella sua villa di Superga, a causa di un tumore alle ossa.
Personalità
Marisa Bellisario costruì la sua carriera da sola, rifiutando compromessi e giochi di potere, dimostrando come una donna dallo sguardo angelico ma dal pugno di ferro potesse essere interprete di un destino vincente. Marisa infatti, non fu solo la manager dura ma corretta come la definisce la stampa internazionale, ma, soprattutto, una donna capace di rivoluzionare l’immagine grigia degli amministratori delegati con il suo mix esplosivo di fermezza e sensibilità, civetteria e piglio manageriale. Il suo volto, le sue capigliature ardite, i vestiti alla moda le faranno conquistare le copertine dei giornali di tutto il mondo, rendendola popolare come una diva. La visibilità mediatica, però, non fu al servizio di vanità ed esaltazione di sé ma fu il modo, anche, per raccontare al mondo che ogni donna, se determinata e coraggiosa, è in grado di inseguire le proprie ambizioni può raggiungere qualsiasi traguardo nella vita come nel lavoro.
Adottò una serie di iniziative per le donne imprenditrici attuando politiche sul lavoro delle donne; negli anni in cui fu AD di ITALTEL, le dipendenti laureate passarono dal 5 al 27% dei laureati complessivi in azienda. Prestò grande attenzione alla condizione delle donne in azienda e alle conseguenze della tecnologia informatica sul lavoro femminile. Smentì lo stereotipo del maggior assenteismo delle donne dimostrando che a parità di condizioni di lavoro e professionalità non c’erano differenze significative. In seguito alle misure di riorganizzazione aziendale, nell’85 l’occupazione femminile in Italtel aumentò leggermente mentre l’assenteismo diminuì notevolmente.