Maria Montessori
Maria Montessori
Chiaravalle, 31 agosto 1870 – Noordwijk, 6 maggio 1952
Biografia
Nota internazionalmente per essere stata l’inventrice del metodo educativo che prende il suo nome, adottato in tutto il mondo. Fu tra le prime donne a laurearsi in medicina in Italia.
Nata nelle Marche da una famiglia cattolica, benestante: la madre progressista, il padre conservatore.
Trasferitasi con la famiglia a Roma, studiò il francese e il pianoforte e si diplomò alla Regia scuola tecnica. Decide di iscriversi alla facoltà di Medicina, contro il parere del padre e nonostante vari ostacoli burocratici.
Entrata nella Facoltà, Maria Montessori dovette seguire norme rigide per riuscire a far parte di una comunità scientifica composta prevalentemente da uomini dato che, nel campo della medicina, erano ancora molti i pregiudizi nei confronti del sesso femminile. Inoltre, la Montessori era obbligata a fare pratica in anatomia principalmente di notte, così da non creare scandali poiché, in quel periodo, era irragionevole che una donna si trovasse alle prese con un corpo nudo di un defunto e che lavorasse con altri studenti uomini.
Per la Montessori, particolarmente importanti per il futuro impegno a favore dei bambini dei quartieri poveri di Roma furono le lezioni di igiene sperimentale, tenute da Angelo Celli, marchigiano come lei, che era fermamente convinto che alcune malattie molto diffuse, come la malaria e la tubercolosi, non erano dovute ad un’incapacità della scienza medica, ma erano espressione di marginalità sociale e dunque si sarebbero potute debellare solo con l’impegno dello Stato.
Si laurea nel 1896, terza donna in Italia, e si specializza in neuropsichiatria infantile, lavorando all’Ospedale dei Bambini, al reparto donne del San Giovanni e al Santo Spirito di Roma.
In quello stesso anno, partecipa al Congresso internazionale delle donne a Berlino, dal quale lancia un appello appassionato contro la disparità dei salari in fabbrica tra uomini e donne
Nel 1895 vinse un posto di “aggiunto in medicina” degli ospedali con il diritto di entrare nella Società Lancisiana, riservata ai dottori e professori degli ospedali di Roma.
Ottenne la nomina di assistente presso la clinica psichiatrica dell’Università di Roma, dedicandosi al recupero dei bambini e delle bambine con problemi psichici, al tempo definiti anormali.
Intorno al 1900 inizia un lavoro di ricerca presso il manicomio romano di Santa Maria della Pietà dove, tra gli adulti malati di mente si trovano bambini con difficoltà o con turbe del comportamento rinchiusi e trattati alla pari degli adulti e in grave stato di abbandono affettivo. Maria si rende ben presto conto che il metodo di insegnamento usato con questo genere di pazienti non era corretto né adeguato alle loro capacità psicofisiche e alle loro esigenze. Arriva così ad elaborare un nuovo e innovativo metodo di istruzione per bambini disabili, basato sulla constatazione che i bambini hanno fasi di crescita differenziate all’interno delle quali sono più o meno propensi ad imparare alcune cose per trascurarne altre. Da qui una conseguenziale differenziazione dei piani di studio tarati sulle reali possibilità del bambino. La memorizzazione non è più legata a un processo di assimilazione razionale o puramente cerebrale, ma veicolata attraverso l’uso empirico dei sensi, che comporta ovviamente il toccare o manipolare oggetti.
Il suo interesse circa l’ambito dell’educazione, la indusse a una seconda laurea in Filosofia. In seguito i suoi successi scientifici, la portarono a partecipare a una ricerca sui bambini ritardati con il collega, Giuseppe Montesano, a cui si legò sentimentalmente. Dalla relazione con il Montesano nacque, nel 1898, un figlio, Mario, che Maria partorì di nascosto e affidò a una famiglia di Vicovaro, nel Lazio e successivamente lo fece iscrivere in un collegio. Solo dopo la morte di sua madre, Maria poté prendere il figlio, ormai quattordicenne, a vivere con sé, dicendo che era un nipote (la verità fu rivelata solo nel suo testamento). La rinuncia al figlio, unita alla fine della sua storia d’amore, segnarono senza dubbio cambiamenti fondamentali nella sua vita.
Nel 1907, fonda la prima Casa dei bambini a Roma, nel quartiere San Lorenzo, per bambini di famiglie operaie, in cui applicò una nuova concezione di scuola d’infanzia: trasferisce con successo le esperienze fatte con i bambini disabili a quelli normali, suscitando stupore in tutti gli ambienti. Nasce il metodo Montessori.
Nel 1909 esce il libro: Il metodo della pedagogia scientifica, volume scritto e pubblicato durante il primo corso di specializzazione; il testo verrà tradotto in tutto il mondo. Al suo arrivo negli Stati Uniti, nel 1913, venne accolta con grande entusiasmo e il suo metodo riscosse un discreto successo. E le sue idee si diffondono rapidamente.
Dal successo dell’esperimento romano nacque il Movimento montessoriano, dal quale nel 1924 avrà origine la Scuola magistrale Montessori e l’Opera Nazionale Montessori, volta alla conoscenza, alla diffusione, all’attuazione e alla tutela del suo metodo. Maria Montessori ne divenne Presidente onoraria.
Nel 1926, nonostante le critiche e gli attacchi che alcuni le riservavano, ritenendola un’affarista, legata al regime, lontana dall’idealismo di Croce e Gentile, Maria Montessori riuscì ad organizzare il primo corso di formazione nazionale per insegnanti che si preparavano a seguire il suo metodo, sostenuta anche da Mussolini che le offrì il patrocinio del governo. Nel 1934 arrivò però l’ordine di chiusura di tutte le scuole Montessori sia in Italia che in Germania, sia per adulti che per bambini. Nello stesso anno fu costretta a lasciare l’Italia con il figlio.
Personalità
Insegnare ed educare è il gesto politicamente più importante che si possa fare. Aiutare un bambino o una bambina, specialmente se disabili, a diventare adulti e capaci di costruirsi la propria strada nel mondo è un piccolo, grande miracolo di cui gli insegnanti sono i protagonisti troppo spesso sottovalutati.
Maria Montessori fu, del diritto all’insegnamento e dell’assistenza verso i più piccoli, pioniera e modello.
Non è importante, qui, giudicare il suo metodo educativo perché quello che conta è non smettere mai di insegnare, educare, aiutare chi è più piccolo a trovare il suo posto nel mondo e, se non si è educatori, fare di tutto affinché tutto il sistema educativo sia sostenuto da politiche adeguate.