Gigliola Finzi
Roccastrada, 19 febbraio 1944 – Auschwitz, 23 maggio 1944
Gigliola Finzi
Roccastrada, 19 febbraio 1944 – Auschwitz, 23 maggio 1944
Biografia
Gigliola Finzi, figlia di Natale Finzi, commesso, e Berta Della Riccia, casalinga, è nata in Italia a Roccastrada il 19 febbraio 1944. Per molti anni ha vissuto a Livorno, città in cui suo nonno materno Erasmo era impiegato di ufficio al poligrafo “Salomone Belforte & Co” con sua moglie Egle di Veroli. L’intera famiglia ha voluto e ha ottenuto la discriminazione dovuta alle leggi razziali promulgate dal fascismo tre anni prima: il primo ad ottenerla è Erasmo che si impegna a farla applicare anche alle sue figlie Berta e Luciana. A seguito dei bombardamenti nel maggio e nel giugno del 1943, motivo per cui la famiglia Della Riccia è costretta a trasferirsi da Livorno a Castell’Azzara, in provincia di Grosseto, Erasmo trova un impiego a Natale nelle miniere dell’Amiata grossetana. Nell’estate successiva, entrambi cominciano a lavorare nelle miniere di Mercurio del Siele, periodo di forte campagna mediatica contro gli ebrei che, poi, saranno confinati in un campo di internamento a Roccatederighi allestito dal funzionario, prefetto di Grosseto, Alceo Ercolani. La famiglia Della Riccia si reca in Prefettura e dichiara di essere ebrea, per cui viene portata nel campo di Roccatederighi, tranne Berta, incinta, che, invece, si reca all’ospedale di Roccastrada. Qui, Berta, partorisce Gigliola e successivamente si ricongiunge con la sua famiglia, ma il 23 maggio verranno deportati ad Auschwitz, dove Gigliola sarà uccisa brutalmente davanti agli occhi dei suoi genitori da un soldato tedesco, infastidito dal pianto della neonata.
Personalità
Gigliola Finzi rappresenta l’innocenza tradita, la violenza cieca e imperdonabile che ha colpito, sotto le bandiere con la svastica, migliaia e migliaia di nostri concittadini – e milioni d’altri nel mondo – colpevoli d’essere di religione ebraica.
Che donna sarebbe diventata? Una di quelle che si ricordano nei secoli oppure una donna come le altre – e come le altre con le sue specificità, con le proprie qualità e con i propri difetti -? Ovviamente non possiamo saperlo eppure l’omicidio di Gigliola non è soltanto un crimine ma è un peccato perché ha impedito a lei di vivere e a tutti noi di godere del suo, personale e quindi speciale, contributo.